Grazie a Tutti!!! Sabato è stato un pomeriggio veramente speciale.E' stato bello presentare il nuovo cd Tango sin Carmin come fosse un' antologia di racconti..come un libro..oltre che in musica abbiamo potuto parlare di noi ,della nostra storia,delle nostre anime..delle mie radici argentine,del perche' " il Tango  ". Mi sono commossa ed e' stato incredibile commuoverci tutti..perche' tutti ci apparteniamo e le storie dell' anima sono le storie di tutti.Grazie a Carmen Ferrari per la affettuosa e coinvolgente presentazione ,a mia sorella Tiziana per il suo incondizionato sostegno, all'associazione Terra Franca.Grazie a Voi Amiche e Amici. Il primo brano del cd è una preziosa poesia della grande Alfonsina Storni musicata dal compositore Saul Cosentino, magnifico musicista e amico meraviglioso.. un onore per noi averlo interpretato..aver ricevuto la partitura direttamente dalle mani del suo Autore. Abbiamo potuto così raccontare di Alfonsina , che ancora molti non conoscono..Il cd si chiude con il quattordicesimo brano che è " Alfonsina y el mar"..

Nata nel 1892, quando aveva solo quattro anni, imigra in Argentina.
Nel 1906 muore il padre e le difficoltà economiche, già molto difficili, si fanno tragiche. La giovane Alfonsina dall’età di dieci anni già lavora come sarta, operaia, lavapiatti e cameriera nel bar di famiglia (il “Caffè svizzero”, nella città di Rosario) e più avanti, nel 1907, come attrice, cosa che segnò un cambio di rotta nella sua vita, dandole la possibilità di uscire dal disperato ambiente familiare, di girare il paese in lungo e in largo, di allargare i propri orizzonti e conoscere le opere del teatro classico e contemporaneo.
Nel 1909 riesce, nonostante tutto, a diplomarsi e nel 1910 comincia a insegnare, ma a vent’anni resta incinta e, coraggiosamente, decide di tenere il figlio e trasferirsi a Buenos Aires. Nell’aprile 1912 nasce il figlio Alejandro e non rivela il nome del padre. Per mantenersi da ragazza-madre lavora come cassiera in un negozio, da questo momento in poi affronterà la vita da sola, allevando il figlio e affrontando le tante difficoltà quotidiane, nonché i pregiudizi morali di una società ipocrita e bacchettona. Si puo' considerare la prima donna socialista che sfida al maschilismo imperante ovunque,  denuncia l'impossibilità per una donna di vivere la propria libertà, la propria indipendenza.
È l’inizio di una intensa attività poetica, che è anche riscatto esistenziale e sociale. Stringe amicizia con intellettuali d’area socialista, come Manuel Ugarte e José Ingenieros, e recita le sue poesie nelle biblioteche di quartiere, in una Buenos Aires in continua e rapida espansione.
Due anni dopo esce la raccolta El dulce daño (Il dolce danno) e nel 1919 Irremediablemente (Irrimediabilmente) e, infine, nel 1920,Languidez (Languore), che ottiene riconoscimenti e premi importanti. Se nelle prime raccolte i toni romantici e modernisti (sotto la diretta influenza di Ruben Darío e Amado Nervo) sono predominanti, ora l’emotività della Storni è più controllata e il sogno si contrappone alla realtà di tutti i giorni, al suo grigiore e al vuoto, alla solitudine e alla sconfitta. L’amore, mai rinnegato (“yo nací para el amor”) è ora soprattutto sofferenza. Predomina un pessimismo di fondo, ma dai toni secchi e duri, l’amara consapevolezza dell’impossibilità di raggiungere una gioia intima e profonda, un amore perfetto. La novità non è soltanto, quindi, nello stile che abbandona gli eccessi dell’artificio letterario delle prime opere, ma soprattutto nel tono: più diretto e autobiografico, spietatamente sincero (v. “La Loba”, in cui parla della propria maternità “illecita”). Un’intimità più profonda e “domestica”, e a un tempo più umile e schietta, fa sì che questi amari versi si trasformino in un simbolo della donna moderna durante i primi decenni del secolo scorso, che al desiderio di tenerezza, amore ed erotismo, di una sessualità più libera e piena, intrecciava quello del rifiuto del vincolo di subalternità all’uomo.
Dopo enormi sacrifici, Alfonsina Storni, riesce a crearsi un proprio spazio letterario, a raggiungere una buona notorietà e il suo nome comincia a giare anche all’estero. Frequenta spesso Montevideo, cosa che farà fino alla morte, allacciando buone amicizie con scrittori uruguayani, come Juana de Ibarbourou e, soprattutto, con Horacio Quiroga, con il quale vivrà un’intensa relazione.
Dal 1923 insegna Lettura e declamazione alla Escuola Normal de Lenguas Vivas, inizia a occuparsi anche di teatro, scrive il drammaEl amo del mundo (Il padrone del mondo), che verrà rappresentato nel 1927 ma senza successo, e alcuni racconti.
Ora può lavorare sulla poesia con maggiore riflessione, senza fretta, senza quell’urgenza che aveva caratterizzato i primi libri. Riceve la visita della cilena Gabriela Mistral, che poi in un articolo ne esalterà la bellezza e la semplicità e, insieme, la sua forza di donna indipendente e coraggiosa.
Collabora molto a riviste e periodici, anche sotto pseudonimo, insistendo sulla situazione della donna nella società contemporanea e sul suo diritto di voto (che in Argentina arriverà nel 1946), di libertà e di realizzazione personale anche al di fuori del matrimonio. Il suo è un giornalismo innovativo e battagliero, che prova con ironia, talvolta con umorismo, a scardinare i pregiudizi della società patriarcale e conservatrice degli anni ’20, e non solo in Argentina.
Viaggia in Europa, ma è a Buenos Aires che conosce García Lorca (che resta nella città dall’ottobre 1933 al febbraio 1934), al quale dedicherà la poesia “Ritratto di García Lorca”.
Nel 1925, poco più che trentenne, pubblica la sua quinta, rilevante raccolta: Ocre (Ocra), lavoro più maturo, complesso e stratificato dei precedenti, che segna anche il culmine della breve traiettoria poetica di Alfonsina Storni. Qui la sofferenza è meno personale, si slarga lo sguardo, le immagini spesso sono ironiche e taglienti. C’è sempre la rivolta, ma ora è soprattutto esistenziale e si è fatta più generale. Il bersaglio non è solo l’uomo, anche la donna deve liberarsi dei pregiudizi, dei luoghi comuni e vivere pienamente la propria intimità, così come il proprio corpo.
Nel 1935 gli diagnosticano un tumore, viene operata a maggio e le asportano un seno. Inizia le cure per bloccare il male, ma scivola nella depressione.
Nel 1937 si suicida lo scrittore uruguayano Horacio Quiroga e per lei è un durissimo colpo: scrive un poema dove la morte dell’amico è vista come la sua stessa morte.
Nel gennaio 1938 il Ministero dell’Istruzione dell’Uruguay organizza un grande incontro con quelle che vengono considerate le tre poetesse più importanti viventi nel continente americano: Juana de Ibarbourou, Alfonsina Storni e Gabriela Mistral. In passato non era mai accaduto che donne scrittrici godessero di una simile considerazione.
Nel 1938, un mese prima della morte, pubblica l’ultima raccolta poetica, Mascarilla y trébol (Maschera e trifoglio), dove mescola spinte avanguardiste a un recupero di forme metriche tradizionali: la realtà appare accerchiata da immagini oscure, spesso grottesche. Dà alle stampe anche una Antológia Poética, con testi scelti dall’autrice.
Nell’ottobre 1938, all’età di quarantasei anni, Alfonsina Storni, preso atto che la malattia non si arresta e non lascia speranze e che il dolore le impedisce di scrivere, si suicida affogando nel Mar del Plata, davanti la spiaggia La Perla. Nell’albergo dove alloggiava lascia una lettera all’amato figlio Alejandro e la sua ultima poesia, “Voy a dormir”:
(…) Grazie. Ah, un incarico
se lui chiama di nuovo per telefono
digli che non insista, sono andata.
Testo che ispirò la notissima canzone Alfonsina y el mar di Ariel Ramírez e Félix Luna, nel corso degli anni interpretata da numerosi artisti (come Mercedes Sosa):
Te ne vai Alfonsina con la tua solitudine
quali nuove poesie sei andata a cercare?
(…)
e se chiama non dirgli che ci sono
digli che Alfonsina non torna.
In molte poesie Alfonsina Storni aveva parlato della morte nel mare, visto come casa-tomba, fluido luogo di quiete infinta, da contrapporre alla pesantezza della terra: luogo di lotta quotidiana, e di pena.

Alfonsina siamo tutte noi..noi che ogni giorno affrontiamo la nostra lotta quotidiana..contro ingiustizie, ipocrisie, pregiudizi.



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